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Nobody Wants to Die – Recensione

Prima di Nobody Wants to Die di Critical Hit Games è passato parecchio tempo da quando sul mercato si sono visti giochi investigativi con una storia originale, una narrazione fantastica, ben curata e cadenzata ottimamente, una grafica impressionante, audio sublime e gameplay innovativo; questo da quando Quantic Dream ha sfornato negli anni passati titoli del calibro di Heavy Rain, Beyond: Two Souls e Detroit Become Human, definendo lo standard per i giochi del genere.

L’audacia e il lavoro consapevole premia sempre e uno studio emergente come Critical Hit Games è riuscita a creare un indie investigativo che non ha niente da invidiare ai Tripla A, supportato dall’ Unreal Engine 5 che ne valorizza gli aspetti grafici fondamentali per il supporto della trama e del gameplay.

Rompiamo dunque gli indugi e lanciamoci nel mondo cyberpunk di Nobody Wants to Die.

La storia di Nobody Wants to Die

New York, anno 2329.
In una città che sembra uscita magistralmente di peso da Blade Runner, il concetto di morte è un lontano ricordo: attraverso un innovativo sistema chiamato Icorite, è possibile trasferire la propria coscienza da un corpo ad un altro; i corpi possono essere comprati grazie ad un sistema di abbonamento che, se non pagato regolarmente, comporta il sequestro dello stesso e la sua messa all’asta, stoccando la memoria e la coscienza in una struttura chiamata Banca, un rimando alla celebre serie TV Altered Carbon.
Il protagonista è James Karra, è un detective con qualche secolo di vita sulle spalle che si è appena ripreso e ancora sospeso dopo un grave e traumatico incidente che lo ha lasciato con un grave problema di “sincronia” con il corpo che lo porta ad avere spasmi e visioni della moglie morta.
Durante la visione di un vecchio film noir viene contattato dal suo capo che gli affida una missione delicata, “l’omicidio” della persona più ricca ed importante della città, Edward Green, non prima di averci affidato alla supervisione di una nuova collega, Sara Kai, agente di polizia in carriera.
Una volta sul luogo del delitto si scopre di essere di fronte ad una morte definitiva senza possibilità di recupero e, una volta analizzata la scena del delitto, si darà il via ad una serie di eventi ed a una cospirazione che porterà Karra ad esplorare il lato marcio e decadente della società.

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Gameplay

Uno degli aspetti portanti e curato alla perfezione e ovviamente l’analisi ambientale e delle prove delle scene del crimine.
Si avranno a diposizione una serie di strumenti, come un visore a raggi X per seguire cavi nei muri o analizzare i corpi, una lampada UV per seguire tracce di sangue o altre sostanze e, principe della dotazione, un dispositivo preso in prestito da Minority Report che ci permette di riavvolgere il tempo e ricostruire la scena iniziale, per poi mandare avanti o indietro gli eventi e scoprire indizi o dinamiche dell’evento.

Questa si dimostra essere una mossa vincente per i ragazzi dello studio polacco, che introducono un sistema innovativo di investigazione che rompe con gli standard di approccio classici, amplificando l’immersività del giocatore che si trova letteralmente dentro lo svolgimento degli eventi avvenuti sulla scena del crimine, introducendo un nuovo livello di indagine che ci porta a scoprire chi, come e quando ha compiuto determinate azioni e rilevando elementi utili altrimenti introvabili perchè distrutti o altro.

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Altro elemento caratteristico e rivisitato è la possibilità di attivare una lavagna virtuale dove posizionare i vari indizi e combinarli tra di loro al fine di rispondere alle domande nate durante l’analisi forense, fino ad arrivare alla soluzione.

Anche qui si trova il sistema di scelte morali: durante i dialoghi tra Karra ed i vari personaggi ci sarà la possibilità di effettuare alcune scelte che sbloccheranno nuove opzioni di dialogo e determineranno variazioni nella trama e nel finale (ci sono diversi finali alternativi).

Grafica

In questo tipo di gioco la grafica, quasi al pari della narrazione, è importante per aumentare il feeling con l’indagine.
L’uso sapiente dell’Unreal Engine 5 rende Nobody Wants to Die perfetto, con livelli impressionanti di dettaglio sia nelle stanze dove si svolgono gli eventi, sia i momenti all’aperto che mostrano uno sguardo su una New York frenetica e pulsante di vita.

Anche le fasi investigative sono molto sentite e di grande fascino, in particolare per quanto concerne la resa delle esplosioni e il sistema di illuminazione.

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Audio

Il gioco è doppiato in modo magistrale in inglese, con la disponibilità dei sottotitoli in italiano, che però presentano scelte di traduzione discutibili, ma complessivamente possiamo dire che il sistema regge, così come anche il comparto musicale ed ambientale che aggiunge feeling al gioco.

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Conclusioni su Nobody Wants to Die

Nobody Wants to Die dimostra che quando si vogliono fare le cose per bene si possono fare, a prescindere dalle dimensioni dello studio.
I ragazzi di Critical Hit Games sono riusciti nell’impresa di guadagnarsi un posto tra i titoli blasonati del genere investigativo, come i giochi di Quantic Dream citati ad inizio recensione.
La storia originale è narrata in modo solido e magistrale, con i tempi dettati nel giusto ordine per far crescere per tutte le 5/6 ore del gioco la consapevolezza di cosa si sta portando alla luce durante le indagini, dando il giusto tempo al giocatore per assimilarle e farle sue.
La grafica di altro livello e le scelte innovative del gameplay sostengono tutto l’impianto, aggiungendo ulteriore immersività e fascino al gioco dalle forti tinte Noir che si fanno apprezzare.

Se siete alla ricerca di un titolo investigativo che manca da tempo e che vi tenga con le sinapsi attive, lucidandovi gli occhi e le orecchie con grafica ed audio di rilievo, allora Nobody Wants to Die è quello che fa per voi.

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