Joypad Journal

System Shock – Recensione

Nel 1994, System Shock rappresentò una svolta significativa nel mondo dei videogiochi.
In un periodo in cui il 3D si diffondeva grazie a titoli come DOOM e allo sviluppo tecnologico delle piattaforme in accelerazione, gli sviluppatori erano alla ricerca di nuovi modi per spingere al massimo queste tecnologie.
System Shock venne creato basandosi sui giochi Ultima Underworld, con i quali molti membri del team avevano lavorato.
Sebbene il gioco fosse diverso, System Shock si presentava come un’evoluzione concettuale dei suoi predecessori.

System Shock combinava elementi di esplorazione e sparatutto in prima persona, permettendo ai giocatori di muoversi liberamente nella stazione spaziale Citadel senza seguire un percorso lineare. Questo approccio innovativo ricevette lodi dalla critica, ma non si tradusse in un successo commerciale, vendendo poco.
Solo con il tempo, il gioco acquisì lo status di riferimento.
System Shock pose le basi per una nuova fusione tra gioco di ruolo e sparatutto in prima persona.

In un periodo dove la richesta di remake richiede implicitamente un adattamento tecnologico ai nuovi standard, i ragazzi dietro System shock rompono lo schema, riproponendo un adattamento del gioco per le nuove console, senza stravolgerne lo stile e le meccaniche ma riadattandole.

Ritorno a Citadel

Il System Shock del 2024 si rivela quindi come un’operazione nostalgica.
Si riprende il ruolo dell’hacker anonimo che, dopo aver alterato i protocolli di un’IA per conto di persone losche, si risveglia nella stazione Citadel, ora sotto il controllo proprio di quella IA ,SHODAN, intenzionata a sterminare l’umanità.
Il giocatore deve fermare SHODAN attraversando vari livelli della stazione, in un’esperienza che si rivela più ardua di quanto sembri.

Subito si nota un’interfaccia utente migliorata rispetto al passato, con azioni semplificate e un design completamente rielaborato, mantenendo però le funzionalità dell’originale.
La grafica, frutto di anni di lavoro di Nightdive Studios, è completamente rinnovata, con particolare attenzione alle atmosfere e all’illuminazione, rendendo la stazione spaziale ancora più opprimente rispetto al 1994.
La struttura labirintica e architettonica sono state in parte mantenute, ma migliorate per una maggiore integrazione strutturale.

Originale, forse un po troppo

Dal punto di vista del gameplay, il remake resta fedele all’originale, richiedendo ai giocatori di esplorare ogni angolo alla ricerca di oggetti utili, armi, potenziamenti e registrazioni che svelano la trama.
Fortunatamente, non sono state aggiunte sequenze filmate statiche che avrebbero potuto interrompere il ritmo del gioco.
System Shock funziona proprio perché immerge il giocatore in un ambiente ostile, permettendogli di raccontare la propria lotta contro SHODAN e le sue creature.

Il sistema di combattimento, tuttavia, rivela le sue radici negli anni ’90.
Non ci sono approcci alternativi per affrontare i nemici: una volta avvistati, bisogna combattere fino alla loro sconfitta.
Nightdive Studios ha rispettato l’originale anche nei suoi aspetti più datati, come il feedback dei colpi, che risulta minimale, un elemento che nel 1994 poteva essere giustificato dagli sprite 2D, ma che oggi sembra un po datato.

Non solo combattimenti in System Shock

Anche le armi corpo a corpo non offrono un feedback soddisfacente, come il rapporto animazione/feedback.
Sappiamo che modificare questi aspetti avrebbe richiesto una revisione completa del sistema di combattimento, ma gli sviluppatori hanno preferito mantenere il rispetto per l’originale, a costo di sembrare superati rispetto ai giochi moderni.

Il remake di System Shock include anche i puzzle elettrici e i viaggi nel cyberspazio, rivisitati graficamente per essere più dinamici e piacevoli.
Sebbene il cyberspazio originale non fosse malvagio, la grafica wireframe e i nemici a blocchi non avrebbero più avuto senso oggi, quindi Nightdive ha scelto uno stile più moderno.

Conclusioni su System Shock

In sintesi, il remake di System Shock si basa su una struttura solida e riconosciuta, ma manca del coraggio necessario per aggiornare ulteriormente alcuni sistemi.
Il risultato è un’esperienza piacevole e coinvolgente, che tuttavia non aggiunge nulla di nuovo al panorama degli immersive sim, nonostante questo primo System Shock abbia avuto un ruolo fondamentale nel definirlo.

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