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Children of the Sun – Recensione

La famosa massima “un colpo, un’uccisione” viene aggiornata nel nuovo ibrido puzzle/sparatutto Children of the Sun di Devolver Digital. Il creatore berlinese René Rother, ha cercato uno stile visivo untuoso incorniciato in una macabra storia di vendetta, mentre il suo protagonista muto e mascherato si fa strada tra gli omicidi di una contorta setta.

Children of the Sun ha raccolto molta attenzione grazie alla demo dello Steam Next Fest (ancora disponibile gratuitamente) mostrata a febbraio. Il tono cupo e l’approccio innovativo si abbinano perfettamente al roster di Devolver, allineandosi bene con riff d’azione eleganti come Hotline MiamiHeavy Bullets e My Friend Pedro.

Trama semplice che va dritta al punto

Il gioco si svolge in un mondo in cui un gruppo malvagio, conosciuto letteralmente come THE CULT, offre una fuga utopica dalle pressioni della vita moderna. Tuttavia, questa si rivela una bugia che distrugge per sempre la vita delle persone colpite. Andiamo a vestire i panni di un individuo che, forse a causa della famiglia, è finito all’interno di questo culto. THE GIRL, una ragazza apparentemente muta e con una maschera sarà il nostro avatar all’interno di questo mondo in rovina. Ci imbarcheremo in un’implacabile guerra per cercare vendetta che hanno portato nella vita della ragazza tantissimo dolore e sconfiggere l’obiettivo principale: THE LEADER.

La narrazione è piuttosto criptica e viene raccontata attraverso brevi segmenti tra i livelli. Veniamo accompagnati in un viaggio che spiega l’estrema tragedia della RAGAZZA e i suoi insoliti poteri. La trama non tocca argomenti unici, ma fornisce decisamente alcuni elementi per immedesimarci all’interno di questa storia di vendetta.

One shot one kill

Il fulcro, alla base del gameplay, come dicevamo in apertura, è un colpo un morto. Iniziamo ogni livello avendo a disposizione solamente una piccola porzione di mappa, senza mai entrare veramente nel vivo dell’azione. Da lontano possiamo scrutare i nostri bersagli, o cultisti che dir si voglia, contrassegnandi per avere più facilità di manovra una volta premuto il grilletto. I nemici possono essere colpiti in qualsiasi punto, a discapito del punteggio finale, ma è consentito un solo colpo per tentativo, con l’angolazione della telecamera che passa dalla prospettiva in terza persona a una prospettiva unica dietro il proiettile.

Una volta trovata la giusta traiettoria che vogliamo che il nostro proiettile faccia, possiamo procedere con l’eliminazione dei bersagli. Colpito il primo cultista, questo provoca un completo riorientamento del tiro verso qualsiasi direzione dal punto di impatto. Questa meccanica unica si ripete poi con ogni cultista finché l’ultimo non viene ucciso per completare il livello, il che innesca una riproduzione a volo d’uccello della scena che traccia le traiettorie tra ogni uccisione; una pratica funzione “Cattura percorso”.

All’inizio è un processo piuttosto semplice, ma le cose diventano più interessanti mano a mano che si avanza all’interno della campagna. Alla fine, la traiettoria dei proiettili può essere controllata dopo lo sparo per curvare dietro gli angoli, trovare “appoggio” nel serbatoio di un’auto o in un’animale che passava di li per caso – questi elementi di gameplay agiscono come i bersagli umani e consentono di riorientare il colpo.

Scova tutti i cultisti

Il design dei livelli di Children of the Sun è creato ad-hoc, con inquietanti campeggi privati ​​che si trasformano in complessi più grandi ed intricati. L’azione inizia solo dopo che è stato sparato il colpo, ma non è insolito trascorrere molto tempo semplicemente ispezionando le aree, taggando i cultisti e ingrandendo avidamente il mirino in stanze distanti per cercare punti o zone dove potrebbero essersi nascosti i membri del culto.

Alcuni nemici sono nascosti, quindi mi è capitato diverse volte di sparare “colpi di esplorazione” solo per evidenziare ogni bersaglio; il gioco tagga utilmente i cultisti invisibili uccisi nei tentativi precedenti. Con l’avanzamento della campagna, nuovi nemici ci si pareranno davanti, come quelli corazzati che dovranno essere colpiti in punti specifici.

Bonus per aumentare il punteggio finale

I 26 livelli del gioco hanno ciascuno anche obiettivi bonus individuali, sfide tipicamente accennate nelle loro descrizioni simili a enigmi. Non ci sono mai equipaggiamenti da creare o potenziamenti particolari che ci faciliteranno la vita, ma questi bonus forniscono punteggi più alti andando ad impattare la classifica disponibile per ogni livello; pane per i giocatori più competitivi di Children of the Sun.

Sconfiggiamo il Culto

I fan dei giochi di Suda51 – e, più specificamente, del classico Killer7 per GameCube/PS2 – probabilmente saranno a casa giocando a Children of the Sun, poiché il movimento elegante e il senso del personaggio del gioco sembreranno calorosamente familiari. Il feedback di ogni uccisione riuscita e la soddisfazione di sbriciolare un livello, calcolando ogni singolo colpo, non perde mai splendore, rendendo difficile non desiderarne ancora di più dopo i titoli di coda.

Chiunque ami i puzzle spaziali o i nuovi giochi d’azione dovrebbe provare questo titolo e, i più competitivi di noi, si affronteranno a suon di punteggi sulle classifiche generali.

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