Brothers: A Tale of Two Sons Remake – Recensione

Brothers: A Tale of Two Sons Remake – Recensione

by Deymos
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Brothers: A Tale of Two Sons è un gioco fatto di momenti: momenti di quieta bellezza, momenti di gioiosa leggerezza, momenti di angoscia opprimente.
Vissuti insieme creano una fantastica armonia, insieme ad un momento di rivelazione in cui improvvisamente vedi come i vari fili del gioco si siano intrecciati.
Non dirò altro anche perchè menzionerei fatti che si trovano molto vicino alla fine dell’avventura di Starbreeze, con rischio di potenziali spoiler.

Partiamo quindi dalle basi.

Storia

Brothers: A Tale of Two Sons mette il giocatore al controllo di due fratelli senza nome, che vivono vicino al mare in un regno pittoresco e delicatamente fantastico.
Li vediamo perdere la madre nella scena d’apertura, per poi avanzare nel tempo fino a quando li vediamo trasportare il padre malato dal medico locale.
Questo compito introduce anche l’innovazione più sorprendente del gioco: è un gioco cooperativo per giocatore singolo.
Controlli entrambi i fratelli contemporaneamente, con il joystick e il grilletto sinistro che muovono il fratello maggiore e lo fanno interagire con gli oggetti, mentre gli stessi controlli sulla destra manipolano il più giovane dei due.

Ci vuole un po’ per abituarsi, e introdurlo forzando il giocatore a coordinare entrambi i fratelli mentre spingono e tirano un carretto è una mossa piuttosto audace.
È come sfregarsi la testa e battere la pancia, ma ti costringe a capire immediatamente l’idea che avrai bisogno di abituarti all’inusuale sistema per sopravvivere a ciò che segue.
E ciò che segue è una ricerca che potrebbe essere tratta dalle fiabe dei Grimm.
I fratelli sono mandati a recuperare l’unica cosa che può curare il loro malato padre, ed è questo viaggio che costituisce la base del resto del gioco.
Dal fascino bucolico del villaggio natale dei ragazzi fino alle terre coltivate oltre, e poi attraverso montagne, foreste, grotte, fiumi e neve, li guidi entrambi verso il loro destino.

Per cominciare, il tono è leggero e divertente, incoraggiandoti a esplorare e a divertirti. Particolarmente impressionante è come il gioco permette alla personalità dei fratelli di emergere attraverso il movimento.
Tutti parlano in una lingua senza senso non dissimile dal gorgogliare espressivo di The Sims, quindi questo è davvero un gioco in cui le azioni parlano più delle parole.
Se il fratello maggiore interagisce con un vecchio pozzo, lo esaminerà e basta.
Il più giovane e più birichino dei due guarderà dentro, si sposterà indietro e farà una marachella.
“Mostra, non dire,” è il detto che gli sceneggiatori vivono, e Brothers lo adatta splendidamente al regno interattivo.

Gameplay

È solo un peccato che il gameplay non si evolva allo stesso modo.
Brothers si stabilisce in un ritmo di gioco molto dolce fin dall’inizio e non si discosta mai davvero da questo stato.
Semplici enigmi fisici ed esplorazioni lineari – tutto arrampicarsi su cornicioni e scalare pareti – sono all’ordine del giorno, e non c’è molta progressione da trovare.
Un fratello potrebbe dover girare una maniglia per liberare la strada per l’altro.
Il fratello più giovane può infilarsi attraverso le sbarre, mentre il maggiore è più forte e può fare più lavoro fisico.

Le occasioni nelle quali i fratelli devono veramente lavorare insieme sono le più riuscite, ma si presentano troppo raramente per giustificare lo strano schema di controllo.
Una scena memorabile li vede cavalcare un deltaplano improvvisato, spostando i loro corpi per sterzare.
Poco dopo, vengono raggiunti da una corda e, usando l’altro come ancoraggio, mentre si dondolano salgono su una torre che sta crollando.
Sono in questi momenti che interagire con il sistema di controllo insolito diventa un piacere piuttosto che una distrazione.
Ma per gran parte del gioco, il progresso non è così difficile, e al di là di semplicemente guidare la coppia lungo il percorso, l’aspetto del controllo duale spesso giace inattivo per lunghi tratti.

Più i fratelli si avventurano lontano da casa loro, più strano diventa il mondo.
Incontrerai troll, ti aprirai la strada attraverso le terre insanguinate dalle conseguenze di una battaglia tra giganti e cavalcherai sulla schiena di un grifone, ma la curva di apprendimento superficiale fa sì che narrativa e gameplay inizino a dividersi.
Vediamo i fratelli affrontare sfide sempre più grandi, ma come giocatori, non lo sentiamo.

Grafica

Se il viaggio non è difficile, è almeno bello.
Questo è un gioco visivamente sontuoso, che ci delizia nel mostrare i suoi panorami.
Non per niente il gioco offre panchine di pietra lungo il tuo cammino che permettono ai fratelli di sedersi e godersi il paesaggio senza alcun motivo se non quello di rilassarsi.

Brothers continua su questa linea per diverse ore, offrendo una serie di affascinanti vignette in cui i fratelli incontrano qualche nuovo personaggio o ostacolo, e aiutandolo o superandolo si avvicinano al loro obiettivo di curare il padre (un obiettivo che sembra diventare meno urgente man mano che procedono).
Il paesaggio cambia, e si ha la sensazione che i ragazzi cambino con loro.
Il gioco può durare solo poche ore, ma tutto tempo ben speso.

Poi arrivi al momento.

Questo momento arriva in un punto in cui la narrazione sembra aver toccato il culmine, e tutto ciò che rimane è l’epilogo.
È un momento che si basa sul fatto che ti sei abituato ai controlli duali e li hai usati per superare un certo tipo di ostacolo diverse volte – solo che ora non sembra esserci modo di procedere.
Quando lo capisci – ed è l’unico punto nel gioco in cui devi davvero capire cosa dev’essere fatto – è una rivelazione, e ti rendi conto di ciò a cui serviva quel controllo insolito.
È un momento che è stato elegantemente prefigurato fin dall’inizio, uno che è totalmente radicato nel personaggio, eppure è completamente dipendente dall’interazione del giocatore per il suo significato. È magnifico – un esempio potente di giochi come strumento di narrazione emotiva come non ne ho mai visto.

Impressioni sul gioco

Come momento in sé, è un capolavoro. Meccaniche e significato, completamente intrecciati.
Eppure quel momento è così forte che getta immediatamente il resto del gioco – tutti quei puzzle noiosi, l’esplorazione di base di saltare e afferrare – sotto una luce vivida.
Il climax è superbo, ma ciò che lo precede è semplicemente piacevole, affascinante e raramente impegnativo.

È notevole che mentre i giovani eroi di Brothers azionano decine di interruttori e leve, tirano corde, si arrampicano su cornicioni, aprono gabbie e persino trasportano pecore, se il giocatore li mette accanto l’uno all’altro e preme i grilletti di interazione, semplicemente scuotono le spalle o indicano il loro prossimo obiettivo.
In un gioco basato sull’interazione di due fratelli, non puoi mai far interagire effettivamente i fratelli tra loro, e questo sembra una terribile omissione.

Può un singolo, straordinario momento redimere e giustificare un gioco che altrimenti è solo discreto, o è sottovalutato da esso?
Il tempo trascorso facendo saltare i personaggi attraverso cerchi metaforici conta automaticamente come tempo dedicato all’esplorazione di quei personaggi?

Conclusione

Se il gioco avesse permesso un coinvolgimento emotivo più diretto tra i ragazzi, usando il giocatore per sottolineare e sentire davvero la loro connessione, quel trionfale lampo di comprensione alla fine del gioco l’avrebbe spinto allo status di classico – una nuova svolta in un medium in maturazione. Invece, sembra il prezzo di un gioco piuttosto ambizioso rispetto a quello che viene presentato.
Il gioco nel suo complesso manca di sostanza ed è grezzo ai margini, ma il fantastico finale di Brothers lo aiuta a risollevarsi.

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